Allenamento, sport e dimensioni del cuore: cuore d’atleta

“Un cuore grande” … spesso si dice di persone buone e generose, ma questo modo di dire può essere usato senza eufemismo anche per molti atleti, specie coloro che praticano sport di resistenza (endurance), come fondo, mezzofondo, ciclismo, nuoto, canottaggio, eccetera. Perché atleti siffatti hanno un cuore grande, tant’è che si parla di cuore d’atleta?

Il cuore d’atleta

Partiamo da un dato di base: l’evidenza che in atleti la massa cardiaca sia volumetricamente e di peso maggiore rispetto ai sedentari si basa su reperti in genere di natura autoptica, dunque incontrovertibile. Sulla spiegazione del perché ciò sia così, e se questo rappresenti uno svantaggio o un vantaggio è tutto da definire.

Il cuore degli atleti può pesare anche il 50% in più rispetto a quello di un soggetto di media età

Penso, come sempre, che la verità stia nel mezzo: il cuore d’atleta è una condizione vantaggiosa, ma può rappresentare anche una insidia. Un cuore di un soggetto di media età, anatomicamente, pesa intorno ai 500 grammi, negli atleti può anche pesare sino a 700-750 grammi, ed è un cuore ipertrofico, ingrossato, dunque con un aumento della massa muscolare cardiaca. Nel cuore di atleta la ipertrofia cardiaca non è diffusa in modo proporzionale a tutte le pareti, ma predilige il ventricolo sinistro (ipertrofia ventricolare sinistra) ed in misura inferiore il ventricolo destro (ipertrofia ventricolare destra).

Questo aumento della massa muscolare si accompagna anche ad una modesta ma evidente espansione del circolo coronarico, cioè di quel gruppo di vasi sanguigni che irrorano il tessuto muscolare cardiaco, indicando dunque una sostanziale costanza nel cuore di atleta del rapporto tra numero dei capillari sanguigni che portano ossigeno e nutrienti e numero delle fibre muscolari.

Perché il cuore di atleta è più grande?

Spero di spiegarmi in modo semplice: immaginate un culturista. La sua attività sportiva è finalizzata, con l’allenamento, ad un aumento delle sue masse muscolari. Tale allenamento è finalizzato e come tale dà i suoi frutti, tant’è che questi soggetti hanno un deciso incremento della massa muscolare; allo stesso modo, gli sportivi che praticano regolarmente attività fisiche aerobiche come quelle sopra indicate, allenando il cuore, ne aumentano la massa muscolare. Ovviamente la proporzione con il culturista non va tenuta in conto, ma questa è la realtà: il costante e progressivo allenamento porta ad un fisiologico aumento del volume del cuore per aumento della struttura muscolare che pompa sangue nel corpo. Dunque la condizione di cuore di atleta è normale, anzi: è da considerarsi quasi come un fattore determinante anche per la prestazione atletica stessa!

Ma come si valuta in modo indiretto la massa cardiaca?

Una normale radiografia del torace già consente, dall’area cardiaca tracciata, una stima indiretta del volume cardiaco, oggi con l’ecocardiogramma di base e con il sistema color-doppler si possono avere anche informazioni più dettagliate sugli aumenti di spessore dei singoli componenti della unità meccanica cardiaca (setto, ventricoli, atri, eccetera). Anche da un elettrocardiogramma si può avere una stima indiretta della ipertrofia cardiaca da atleta: complessi QRS più “profondi” sulle precordiali e una deviazione dell’asse cardiaco elettrico medio, così come alterazioni della ripolarizzazione, sono tra gli elementi più comuni per un cuore di atleta.

Dunque tutti vantaggi dall’avere un cuore d’atleta?

Ni … la condizione di cuore d’atleta può in alcuni casi modificare i reperti che comunemente i medici usano per valutare un cuore e falsare una condizione di buona salute. Un esempio pratico: parte di una parete cardiaca, ad esempio, può soffrire di una sofferenza ischemica, ma l’ispessimento delle pareti muscolari, associato ad una maggiore circolazione di sangue da circoli collaterali, indotte dalla attività fisica, possono sopperire al ridotto afflusso di sangue, consentendo in condizioni di medio lavoro sportivo o fisico, un quadro clinico e strumentale anche normale.

Da qui la necessità, nei casi dubbi, specie per quei pazienti/atleti sopra i 45 anni di età, di controlli periodici più frequenti. La sola idoneità sportiva annuale penso non basti; sopra i 45 anni, coloro che praticano intensa attività fisica, devono ricorrere a controlli fisici più frequenti: se dovessi fare una stima, almeno un ecocardiogramma ogni due anni e almeno una volta all’anno un test ergometrico massimale (dunque una prova da sforzo che porti sino all’apice dello sforzo). Detto questo, mi pare evidente e corretto affermare che il cuore d’atleta è una condizione fisica vantaggiosa, dunque di fronte ad una diagnosi di questo tipo bisogna sorridere, tuttavia, al contempo, bisogna aumentare l’attenzione, per far sì che un cuore da formula uno non … si bruci.

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