L’idrocefalo può essere diagnosticato anche prima della nascita, attraverso i normali controlli di routine della gravidanza:
- controlli ecografici mensili per valutare l’evoluzione e/o la presenza di anomalie dei ventricoli cerebrali
- lo studio accurato del SNC e degli altri distretti
- la consulenza genetica
- l’esame del cariotipo fetale
- lo studio del complesso TORCH
- l’ecocardiografia fetale
- eventuale Risonanza Magnetica in utero.
Spesso l'idrocefalo, associato anche ad altre patologie, causa morte in età fetale o neonatale. La domanda che si fanno molte mamme che hanno vissuto questo dramma è se nelle gravidanze successive vi è rischio di un nuovo idrocefalo: solitamente la causa che determina un idrocefalo non è facilmente identificabile, è dunque difficile stabilire il rischio di un nuovo idrocefalo, che purtroppo è alto se la causa della malattia è su base genetica / ereditaria.
Nel trattamento terapeutico di un idrocefalo è fondamentale identificare la causa, ed il trattamento varierà in base alla causa che ha determinato lo stesso idrocefalo. Le opzioni includono:
- rimozione del liquido per ridurre la pressione all'interno del cervello
- applicazione di uno shunt per rimuovere il liquido spinale
- tecnica della ventriculostomy endoscopic (ETV)
Indipendentemente dal trattamento chirurgico usato, un bambino sottoposto a trattamento invasivo sarà sottoposto a monitoraggio continuo nei primi mesi per evitare il rischio di infezioni, e secondariamente avviato a programma di riabilitazione neuropsicomotoria.
L'idrocefalo è associata spesso con le cisti del dandy-Camminatore o alla malformazione di Arnold-Chiari, quest'ultima spesso associata con la spina bifida e la syringomyelia spinali.