La tecarterapia garantisce tempi ridotti, risultati immediati e soprattutto stabili, perché basati sulla stimolazione e il rafforzamento delle intrinseche capacità riparative dei tessuti. Già dopo la prima applicazione si possono constatare effetti favorevoli. Infatti:
- il sollievo dal dolore è immediato;
- la mobilitazione è raggiunta più facilmente;
- la soddisfazione psicologica del paziente è manifesta.
Il suo impegno è fondamentale nelle terapie riabilitative per il recupero di distorsioni, lesioni tendinee, tendiniti borsiti, esiti di traumi ossei e legamentosi, distrazioni osteoarticolari acute e recidivanti, artralgie croniche di varia eziologia, come indubbia è la sua utilità anche nella cura delle diverse forme di osteoporosi e nei programmi riabilitativi post chirurgici, in particolare dopo interventi di artroprotesi.
La riabilitazione tecarterapica integra dunque in modo decisivo l’intervento terapeutico in modo decisivo nelle patologie osteoarticolari distorsive della caviglia. Caratteristiche salienti di questa tecnica sono:
- efficacia;
- omogeneità;
- focalità di azione;
- innocuità.
L’efficacia della tecarterapia si basa sulla possibilità di trasferire energia biocompatibile ai tessuti lesi, senza alcuna somministrazione dall’esterno, ma inducendo dall’interno le cosiddette correnti di spostamento attraverso il movimento alterno (500.000 volte al secondo) delle cariche elettriche che, sotto forma di ioni, sono costituenti essenziali di ogni substrato biologico. Nei sistemi a proiezione radiante dall’esterno (radar-terapia, terapia ad infrarossi, eccetera), oltre l’80% dell’energia viene dispersa già nel primo strato di epidermide, con conseguente surriscaldamento dello strato cutaneo e inefficacia dell’azione a livello profondo. Grazie alla modalità tecnica con cui viene trasferita l’energia, la tecar-terapia si caratterizza da una curva di degrado molto vicina a quella del modello ideale: questo depone per un’efficacia terapeutica in grado di raggiungere anche i tessuti profondi.
L’incremento della temperatura si genera dall’interno della biostruttura, per effetto delle correnti di spostamento che dalle zone periferiche si concentrano verso l’area di applicazione. L’intensità di queste correnti è indipendente dall’aspetto resistivo del tessuto, perché è connessa alla forza di attrazione esercitata dall’elettrodo attivo della tecar-terapia che viene impostata dal generatore. Nell’area di richiamo sottostante l’elettrodo, l’intensità della corrente risulta dunque costante e, conseguentemente, è anche la temperatura generata. L’effetto biologico dato dall’attrazione delle cariche verso l’elettrodo attivo mobile si sviluppa esclusivamente nella zona d’applicazione.
Questo permette di essere molto precisi nel trattamento e, agendo sulla potenza erogata, di escludere quelle aree – anche molto prossime – per le quali sussistono delle controindicazioni. La corrente non è dunque presente per contatto diretto, ma come movimento di attrazione e repulsione delle cariche ioniche naturali. I risultati in profondità vengono ottenuti senza che la superficie cutanea sia attraversata da alcuna forma di proiezione diretta di energia. La presenza di protesi metalliche non costituisce una controindicazione al trattamento.
La tecar-terapia associa due modalità, resistiva e capacitiva, che agiscono in modo selettivo e complementare. La modalità capacitiva agisce specificatamente sui tessuti molli (muscoli, sistema pascolo/linfatico, eccetera), e l’elettrodo attivo è isolato elettricamente e la funzione condensatore viene svolta dalla parte metallica dell’elettrodo e dal tessuto stesso che rappresenta la seconda armatura del modello teorico. In modalità resistiva invece, il trattamento coinvolge esclusivamente i tessuti a maggiore resistenza (ossa, cartilagini, grossi tendini, aponeurosi) e permette di risolvere il danno biologico in tutte le forme di patologia cronica caratterizzata da degenerazione e fibrosi. Nella modalità resistiva l’elettrodo mobile non è rivestito da materiale isolante e svolge solo un’azione di richiamo delle cariche libere del tessuto. Le correnti di spostamento, espressione della reazione vitale al trattamento, si sviluppano in questo caso a ridosso dei tessuti a più alta resistenza (ossa, tendini, cartilagini), assumendo una funzione isolante analogamente al dielettrico del modello teorico.
Potendo concentrare l’intervento su una tipologia di tessuto, il terapista può costruire un programma di cure dettagliato, che si articola in tre macro fasi:
- Distensione propedeutica;
- Attività sui tessuti fibroconnettivali e ossei;
- Recupero del tono muscolare.
La tecar-terapia è dunque uno strumento capace di rendere il trattamento attivo sui tessuti a maggior resistenza biofisica, accelerando i processi di riparazione e di riassorbimento, favorendo la rivascolarizzazione, attraverso l’aumento della temperatura interna, ripristinando un metabolismo corretto che restituisce vitalità ai tessuti. Non producendo effetti collaterali di superficie, l’elettrodo resistivo può essere mantenuto in sede a lungo, permettendo al tessuto di raggiungere quei livelli di endotermia a cui non si può pervenire altrimenti, e che sono determinati ai fini terapeutici soprattutto nel caso di patologie croniche ad evoluzione degenerativa e/o fibrotica. Attraverso l’iperemia, infatti, il tessuto trattato raggiunge il gradiente termico necessario a innescare le reazioni metaboliche vitali proprie dei tessuti sani. L’iperemia richiama ossigeno ai tessuti, inducendo una profonda e diffusa vascolarizzazione che ripristina i livelli metabolici endocellulari.
L’elettrodo resistivo crea un campo elettromagnetico che porta le cariche elettriche endogene a concentrarsi nella zona di massima resistenza: ovvero nei tessuti tendinei e ossei. Nelle cellule di questi tessuti si ha un aumento delle trasformazioni energetiche (ADP in ATP) che si traduce in un incremento del consumo di ossigeno soddisfatto da un aumento della vascolarizzazione capillare. La tecarterapia è una terapia fisica che è validamente applicabile nella riabilitazione delle distorsioni di caviglia, a cavallo tra la prima e la seconda fase sopra indicate.