Ittiosi: umani antenati dei pesci?!

Se pensate, leggendo questa parola, ai pesci…. beh, non sbagliate! Il termine ittiosi deriva dal grecco “ittios”, che significa appunto pesce.

Cos’è l’ittiosi?

In realtà con il termine ittiosi si indica una genodermatosi, una malattia su base genetica delle cute. I soggetti affetti da questa condizione clinica presentano un eccessivo accumulo di squame sulla superficie cutanea, attraverso meccanismi di crescita ancora non ben definiti. Di certo è noto che il processo di proliferazione della cute in questi pazienti è accelerato e porta alla formazione di una cute squamosa, ruvida al tatto, e secca (vi è una assenza o significativamente ridotta quantità di ghiandole a secrezione grassa e liquida che normalmente lubrificano la cute).

Quanti e quali sono le tipologie di ittiosi?

Di questa malattia, geneticamente predeterminata, esistono tre varianti clinicamente definite:

  • ittiosi volgare –  è una forma genetica autosomico dominante, dunque è presente in diversi membri della stessa famiglia, e spesso questa condizione si associa a malattie come l’eczema atopico, l’asma, la rinite allergica. Squame secche, bianco-grigiastre, unite tra di loro e divise in solchi, specie negli arti e nel tronco, caratterizzano questi pazienti, che presentano invece risparmiate dalla anomalia cutanea le pieghe e le superfici flessorie. La condizione si contrasta con l’uso di oli e unguenti che lubrificano la pelle, rendendola nell’aspetto più gradevole. L’affezione in genere migliora con l’età e l’esposizione solare sembra attenuare il disturbo, tant’è che alcuni dermatologi consigliano l’assunzione di vitamina D nei periodi invernali.
  • Ittiosi recessiva legata al sesso – trasmessa dalla donna, la patologia si manifesta solo nel maschio già alla nascita, con lesioni cutanee che interessano arti e tronco e glutei, con un segno particolarmente differenziativo rispetto alla forma precedente, la presenza di desquamazione a livello delle pieghe e l’accentuazione dei solchi a livello palmo-plantare. Questa forma non gode benefici dalla esposizione solare ed anche in questo caso olii ed unguenti servono ad attenuare la condizione.
  • Eritrodermia ittiosi forme congenita – se le forme precedenti possono rappresentare una situazione clinica di disagio più estetico che sostanziale, questa è la forma più grave di ittiosi, di tipo congenito con trasmissione autosomico recessiva. Già alla nascita, la pelle, idratata precedentemente dal liquido amniotico, incomincia a disidratarsi, assumendo un aspetto a pergamena (collodion babies). Dopo il periodo neonatale, nel bambino si instaura una condizione di eritrodermia, con ipercheratosi che coinvolge tutto il corpo, con notevole ispessimento dello strato corneo della cute, che porta alla formazione di solchi che spesso rappresentano un facile focolaio infettivo, che talora si manifesta con semplice odore putrido, ma che in alcuni casi può evolvere in forme anche gravi di piodermiti.

Come si cura l’ittiosi?

La cura della cute, in tutte le forme di ittiosi è fondamentale, deve quasi essere maniacale. La costante lubrificazione della pelle, con prodotti anche ad azioni lenitiva ed emolliente, permette da una parte una riduzione della inefficienza estetica, dall’altra previene il rischio di infezioni.

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