La Sindrome Ipocinetica – parte I

Il significativo aumento della percentuale di anziani nella popolazione è ormai realtà nelle popolazioni industrializzate; inoltre, l’esecuzione di attività è sempre più indipendente dalle possibilità strettamente fisiche dell’essere umano di eseguirle, esistendo servo-meccanismi sempre più complessi ed autonomi per ogni esigenza; da questi due soli elementi nasce l’immagine della “perdita di ruolo del nostro corpo” come strumento per fare e per comunicare, per sopravvivere, per alimentarsi, per produrre, per riprodursi, per combattere, eccetera, in ogni epoca, in ogni contesto e per ogni individuo. Anche i soggetti “normali” oggi, in particolare gli anziani, vengono progressivamente coinvolti in una situazione francamente patologica definita complessivamente come Sindrome Ipocinetica.

La risposta naturale alla Sindrome Ipocinetica è lo stimolo a riprendere e mantenere un’attività fisica adeguata in ogni età della vita, in particolare per quei soggetti in fasce di età a rischio. E’ accertato che lo stile di vita è un elemento importante nel condizionare la prestazione cardiaca nel soggetto anziano. L’allenamento fisico si accompagna ad una valida funzione cardiaca, che tende a persistere con l’età. Inoltre, l’attività fisica eseguita in modo continuativo aumenta l’utilizzo dei grassi; infatti, per un dato carico lavorativo, più elevato è il massimo consumo di ossigeno, maggiore è il contributo percentuale di grassi al metabolismo energetico. Nell’anziano, infine, l’attività motoria è indispensabile per ridurre il rischio dell’osteoporosi: infatti la sedentarietà, comportando una riduzione delle forze meccaniche che si esercitano sullo scheletro, aumenta la tendenza alla perdita ossea.

In un anziano che soffre di Sindrome Ipocinetica, senz’altro il miglioramento delle capacità di lavoro fisico può mantenere uno stile di vita attivo e autonomo, ritardando l’invalidità e la dipendenza, con una significativa riduzione dei costi sociali. Certamente è molto difficile avviare un anziano a svolgere regolare attività fisica. Spesso questa decisione è legata a motivazioni di ordine psico-sociale, alla prima trincea che scava tra sé e gli altri, quella verbale; l’anziano riduce la comunicazione e spesso la azzera, attraverso “non risposte” a quesiti facili, ma infastidenti come possono essere quelli relativi alla sua salute.

Spesso l’anziano le identifica come interrogativi “senza punto di domanda”, domande vuote che richiamano risposte vuote: “a Dio piacendo…”, “chissà se la noia fa abbastanza rumore…”, “e come vuoi che stia, da povero vecchio”.

L’attività fisica nell’anziano deve puntare anche su questo aspetto: deve, con i diversi mezzi possibili, risvegliare la comunicazione dell’anziano, svegliando il bambino che ancora riposa in lui, un bambino impigrito ma non restio al gioco, soprattutto non costretto al “gruppo dei pari”. Relativamente agli obiettivi raggiunti, si può affermare che l’esercizio fisico non trova controindicazioni purché clinicamente valutato e controllato, può esser somministrato anche a soggetti di per sé non in completa buona salute, ma anzi può esser collegato sinergicamente a programmi specifici di riabilitazione motoria e di riattivazione psicologica volgendo il tutto al massimo risultato, può anche divenire effettivo elemento di prevenzione di situazioni patologiche connesse anche con l’età e potenziate dall’ipocinesia e dall’immobilità.

Sulla base delle considerazioni sopra accennate e di una progressiva e diffusa presa di coscienza dell’esigenza di rivedere complessivamente lo stile di vita con un impegno di ciascuno verso la difesa della salute e del benessere, si è diffusa in Italia, come in altri Paesi, la propensione di tanti a praticare attività fisica e talvolta sportiva in forme varie ed anche fantasiose. Ciò si è collegato sia come epoca sia come gruppi di soggetti particolarmente interessati al problema (ed inoltre con ampia disponibilità di tempo) alla crescita in questi anni del problema anziani.

In molte città sono stati realizzati programmi ed attività di ginnastica per anziani (anche se denominati in vario modo, organizzati da enti pubblici, privati, associazioni o dagli stessi anziani direttamente) che però spesso presentano dubbi ed inadeguatezze in termini di fondamenti medico-scientifici, di qualificazione degli esercizi, di verifica dei risultati.

Ovviamente è positivo comunque lo stimolo verso uno stile di vita più attivo e meno sedentario (sia sul piano strettamente fisico sia sul piano più complessivamente psicologico-relazionale), ma si ritiene che si debba e si possa cominciare a precisare i contenuti propriamente terapeutici di questa attività fisica. Lo scopo è prima di tutto determinare concretamente indicazioni, posologia ed eventuali controindicazioni di quanto somministriamo, determinare forme e contenuti dei necessari controlli dei risultati; ma altrettanto importante è, tramite questa conoscenza specifica degli esercizi e della loro utilità particolare, poterli applicare anche a soggetti anziani che al tempo stesso possano avere specifici problemi di patologie e/o disabilità anche importanti.

Non solo per evitare un’opera di esclusione ed emarginazione anche in questo campo, ma prima di tutto per sfruttare terapeuticamente questi esercizi anche e particolarmente in questi soggetti anziani in condizioni di rischio maggiore. Sulla base di tali presupposti sono stati proposti diversi protocolli; interessante è quello elaborato alla Isokinetic di Bologna, con una rete di programmi di attività fisica per anziani, differenziati in misura dei diversi livelli di abilità (o disabilità) fisico-motoria, delle eventuali e talvolta molteplici attività fisiche svolte dal soggetto nella vita.

Dette attività per contrastare la Sindrome Ipocinetica, possono essere tenute in numerose sedi e realizzate nelle palestre, centri anziani, centri sociali o case di riposo, rivolte a soggetti di entrambi i sessi con età oltre i sessant’anni, che vivono in casa propria o in residenze collettive (situazioni in cui è maggiore il rischio di immobilità con i danni conseguenti). Nel programma complessivo delle proposte rivolte agli anziani sono comprese anche molte altre attività (per il tempo libero, di socializzazione, di igiene alimentare, di carattere culturale) che probabilmente hanno influenza positiva nel migliorare l’accettazione, l’impegno e la costanza di partecipazione da parte degli anziani anche alle attività fisiche.

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